L'appello di ARCI

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L'appello di ARCI

Associazione Il Girasole Arci
Pubblicato da Arci Nazionale in Cultura e società · 1 Maggio 2020
Sono passati circa due mesi dalla diffusione anche nel nostro paese dell’epidemia da Covid-19. Ora stiamo iniziando a uscire lentamente dall’emergenza.

Ma quando si parla di “fase 2” sembrano sfuggire alcuni aspetti. In particolare l’importanza e la necessità di tornare al più presto a parlare di socialità e cultura e di una delle libertà sancite dalla nostra Costituzione: la libertà di associazione.

Senza un’analisi e una attenzione serie, il nostro paese corre il rischio di una definitiva deriva verso una società atomizzata, caratterizzata dall’isolamento sociale, in cui le relazioni sono ridotte alla sola mediazione tramite i vecchi e nuovi mezzi di comunicazione di massa.

La condizione di “cattività” nella quale siamo costretti dalle misure anticontagio, finora necessarie, rischia inoltre di aggravare disuguaglianze e paure già esistenti.

La socialità e la cultura sono, invece, parte fondante della vita delle persone, della loro salute (che non è solo sanitaria), della loro dignità.
Siamo “animali sociali”, e come tali viviamo solo se possiamo continuare a coltivare le relazioni interpersonali ed esprimere la nostra creatività.

Per questo non vogliamo e non dobbiamo arrenderci. E siamo convinti che l’associazionismo diffuso è il giusto antidoto verso questa deriva.

Ma per esso, questa volta, esiste un pericolo fondato e concreto. Potrebbe non farcela solo con le proprie gambe.

Siamo un’associazione di promozione sociale con oltre un milione di socie e soci e oltre 4000 circoli e associazioni, che aggregano giovani e giovanissimi, bambini e famiglie, anziani, donne e uomini che si ritrovano per stare insieme nell’esercizio del diritto costituzionale di associarsi, per costruire insieme le risposte ai propri bisogni e a quelli della comunità, contrastando la solitudine e le disuguaglianze. Chi come noi si occupa prevalentemente di cultura e socialità, sostenendo e accompagnando decine di migliaia di cittadini in percorsi di protagonismo, aggregazione, promozione sociale e culturale, sa che per tenere saldi i legami sociali delle nostre comunità, qualunque sarà la “normalità” che ci aspetta, non si potrà fare a meno di cultura, spazi educativi e aggregazione.

In queste settimane ci siamo impegnati nel mantenere vivo il nostro rapporto con i soci e a diffondere cultura e socialità attraverso il web, con migliaia di eventi grazie alla nostra Resistenza Virale. Non siamo venuti meno al nostro compito e al nostro impegno, rispondendo, attraverso la nostra Solidarietà Virale, alla nostra vocazione mutualistica: migliaia di interventi nei confronti di coloro che si trovano in difficoltà (spese condivise, distribuzione pasti e mascherine, assistenza per i compiti a bambine e bambini, sportelli di ascolto e supporto psicologico, e tanto altro).

Ma ora siamo in grande difficoltà e rischiamo di non sopravvivere.

Le associazioni di promozione sociale, che per la gran parte vivono delle proprie attività di autofinanziamento e non del sostegno pubblico, si trovano – tanto quanto i soggetti economici – di fronte a enormi problemi: l’impossibilità ancora di programmare la ripresa delle attività, le difficoltà nel mantenere un rapporto stabile con volontari e soci, quelle per il pagamento degli affitti delle sedi, delle utenze, delle imposte, del mantenimento dei posti di lavoro, del pagamento dei mutui, delle spese per i DPI e della sanificazione delle sedi.

Siamo estremamente preoccupati dagli effetti che potrebbe avere, anche sulla salute pubblica, la disarticolazione del sistema della promozione sociale, che rappresenta una componente attiva dell’economia e del welfare del nostro paese contribuendo al benessere dei cittadini e delle comunità.

Il perdurare di questa situazione rischia di compromettere in modo irreversibile l’esistenza dell’ARCI.

Non vogliamo dover contare le porte che non riapriranno più, lasciando i nostri paesi, i nostri quartieri, le nostre città più povere di opportunità e occasioni di confronto e crescita collettiva.

Ogni anno i Circoli ARCI promuovono la lettura, il teatro, il cinema, le arti visive e la musica dal vivo attraverso decine di migliaia di eventi, spesso gratuiti, che raggiungono oltre un milione di cittadini; offrono spazi di espressione ad artisti e produzioni che spesso raggiungono solo dopo l’attenzione delle imprese culturali ed educano un pubblico nuovo all’arte ed alla cultura diffusa. Se queste luci restassero spente a risentirne sarebbero migliaia di comunità locali, dalle città metropolitane ai piccoli comuni delle aree interne in cui siamo presenti.

Occorre mettere subito in campo un piano di manutenzione e valorizzazione: provvedimenti e risorse a sostegno dell’associazionismo di promozione sociale e culturale e di tutto il Terzo Settore, come si sta facendo per altri soggetti di tipo economico. L’apertura alla Cassa integrazione in deroga anche al Terzo Settore con il Decreto “Cura Italia” è stata una novità importante, ma non basta.

AL GOVERNO E AL PARLAMENTO CHIEDIAMO:
1) l’estensione delle misure di supporto alla liquidità e accesso al credito a tutti gli Enti del Terzo Settore (ETS, compresi quelli non commerciali);
2) la proroga della Cassa integrazione in deroga per gli ETS fino al termine effettivo dell’emergenza e alla ripresa normale di tutte le attività, comprese le attività di spettacolo, culturali e ricreative;
3) misure capaci di far fronte al pagamento degli affitti per i mesi in cui i circoli sono stati chiusi, anche attraverso l’estensione del credito d’imposta per le locazioni relative alle sedi associative (indipendentemente della categoria catastale dell’immobile);
4) l’estensione agli ETS del credito d’imposta per le spese di sanificazione dei nostri spazi;
5) l’ estensione della sospensione del versamento dei canoni pubblici per le sedi associative;
6) la sospensione del pagamento di utenze e versamenti IRAP;
7) Il rafforzamento, con un notevole aumento della dotazione economica, del  Fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo (di cuiall’art. 89 del Decreto Cura Italia) e la sua accessibilità anche per le APS che svolgono attività culturali;
8) La proroga delle scadenze e degli adempimenti legati all’attuazione della Riforma del Terzo Settore (termine di trasformazione SMS previsti all’articolo 43 del Codice del Terzo Settore, la nomina dell’organo di controllo);
9) Un supporto straordinario alle Reti associative nazionali (di cui all’art. 41, c. 2 del Codice del Terzo Settore) impegnate in progetti e attività di utilità sociale per fronteggiare le emergenze sociali ed educative determinate dall’epidemia.

Alle istituzioni e alle forze politiche chiediamo un confronto trasparente e leale sulle nostre proposte.

La crisi non è solo sanitaria, ma sociale ed economica, e noi vogliamo rinunciare a fare la nostra parte per uscirne, convinti come siamo che l’associazionismo e l’economia sociale sono una componente importante per la tenuta sociale, politica ed economica del nostro Paese.



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